Venti di Guerra, Sferzato 1262
secondo giorno della seconda decade di
Sferzato 1262
Descrizione
Tre Re sono troppi per un solo Regno e non potevano durare a lungo.
Alarico D'Urso, autoproclamatosi Re di Castelbruma e di tutte le terre, ha dovuto piegare il ginocchio dinanzi a Edoardo di Valleterna e giurargli la fedeltà sua e dei suoi uomini.
La Corte del Magnifico, infatti, ha ritrovato il piccolo Goffredo, l'unico erede di Alarico, cresciuto come ostaggio alla corte di Vesta fin dal 1259 e misteriosamente scomparso durante la guerra contro gli Ashai. Nessun regno vale il sangue dei D'Urso e il fiero bruto è stato costretto a capitolare e a sciogliere l'alleanza della Torre e della Vela, con grande scorno della Basilissa Desdemona.
Le accorate richieste di aiuto di Inverno, uno dei pochissimi sopravvissuti del Clan dell'Orso, non sono state inascoltate. I Principi di Altabrina, Castelbruma e Valleterna hanno deciso di inviare al nord duecento armati ciascuno. Gli uomini rimarranno a difendere Torre Veglia ed aiutarne la ricostruzione finché sarà completata. Di sicuro ci vorranno diversi mesi almeno, ma i Principi del nord hanno ritenuto che fosse indispensabile proteggere il Regno dalla minaccia rappresentata dai Diurni, i temibili Diavoli dei Ghiacci. Tuttavia c'è già chi dice che si tratti solo di un trucco di Falcobrando per distrarre gli avversari dalla contesa per il Trono e privarli dei loro armati.
Edoardo dei Castamanti si è recato personalmente al nord insieme alla sua Corte per accompagnare i duecento armati promessi e per fare visita alle terre del suo vassallo Alarico e trattare i particolari della resa.
I brumiani erano pronti ad accogliere i loro nuovi signori come ospiti, sebbene sgraditi, ma non si aspettavano di trovarli in armi e in gran numero sotto le porte di Castelbruma. Prima che potesse essere organizzata qualsiasi resistenza, uomini fedeli al Vescovo Clotario hanno condotto gli armati valniani attraverso i passaggi segreti che portano dentro la città.
La terribile rocca di Castelbruma, che per secoli aveva retto ad ogni assedio, è stata vinta in un solo giorno grazie all'inganno e ora Edoardo siede sul trono dei D'Urso.
Clotario è stato prontamente nominato Arcivescovo e massima autorità religiosa nelle terre brumiane.
Tuttavia è stata una conquista amara per il Magnifico. Mentre Edoardo e la sua corte erano a Castelbruma, una terribile ribellione è scoppiata a Vesta. I briganti che da mesi infestano le campagne valniane hanno preso coraggio alla notizia che il loro capo, Nineve detta "la Giusta", è riuscita a fuggire dalle prigioni dei Cavalieri Malabadia. Gli uomini di Nineve, bene organizzati e dotati di armi brumiane, hanno approfittato della lontananza del Magnifico per conquistare la città di Vesta. La battaglia è stata feroce e molti paladini si sono sacrificati piuttosto che arrendersi, ma la città era quasi incustodita e tutto è stato vano. Nineve ha innalzato il vessillo brumiano sulle mura di Vesta e se ne è proclamata Siniscalco nel nome di "Re Alarico"... a quanto pare non è stata informata della resa del suo signore. I brumiani giurano di poterla persuadere a rinunciare alle sue pretese - altrimenti il destino del piccolo Goffredo sarebbe segnato - ma molti dubitano che Nineve sarà disposta a rinunciare a quanto promesso. Solo gli Dèi sanno che cosa accadrà adesso, quel che è certo è che la Corte del Magnifico non potrà fare ritorno a Vesta.
Ma questo è niente rispetto a quanto accade più a sud! Dimora, il cuore pulsante delle Terre Spezzate, ha cambiato padrone.
A Dimora, la capitale del Regno, ha fatto improvvisamente ritorno il Capitano Lando Corvino Variano. Il Capitano, sospettato di tradimento, ha avuto l'ardire di presentarsi alla Fortezza dei Flutti e il Reggente Ser Tancredi ha ordinato alle guardie cittadine di arrestarlo immediatamente. Terribile è stata la sua sorpresa quando le guardie, anziché obbedire all'ordine, gli si sono rivoltate contro inneggiando all'unico vero Re, Temistocle degli Alessandridi! Il cavaliere monco e la sua Corte sono stati esiliati e costretti a una fuga precipitosa fino a Capo d'Alba, città natale di Tancredi.
La situazione a Dimora è confusa, tuttavia il Leone degli Alessandridi ruggisce dagli stendardi che sventolano sulle porte della città e pare che sia il Capitano Lando a controllare la capitale in attesa dell'arrivo di Temistocle.
Nessun uomo è certo del proprio futuro nelle Terre Spezzate...
Personaggi Coinvolti
Alarico D'Urso
Edoardo dei Castamanti
Temistocle degli Alessandridi
Nineve la Giusta
Lando Corvino Variano
Tancredi Roncaglia